Buongiorno Tanjetta!
Quando i problemi del bambino si sono manifestati, io lo sapevo già dentro di me che c'erano ma li vedevo solo io, anche quando parlavo dei miei dubbi.
Poi ho deciso di fare quello che potevo ed ho portato il bimbo a fare le terapie del caso.
Si tratta di problemi che si risolvono ma con calma e sostegno.
Ho fatto tutto da sola, per mio marito è stato difficile accettare la realtà, l'ha vissuta piuttosto come un giudizio personale di un professionista che non come un professionista che fa il suo lavoro e dice quello che vede.
Io ho stretto i denti, pur sentendomi molto sola, ho spiegato spesso in cosa consisteva la terapia ed in cosa avremmo potuto fare noi a casa, ed è stata durissima, perchè la non accettazione da parte dei padre e dei nonni di come stavano le cose ha impedito loro di fare la propria parte.
Allora ho stretto anche i pugni, e c' ho messo tutte le mie forze, ho moltiplicato le mie energie, ho fatto tutto quello che potevo e non mi sono arresa.
Però tutti , alla fine, hanno visto l'importanza e la differenza della terapia che il bimbo ha seguito.
Dentro di me c'è il solco profondo della solitudine, l'ho vissuta come non amore,avrei voluto che ci fossero appoggio e sostegno,comprensione e fiducia in ciò che facevo
( di qui la crisi)
poi, ho capito che era un limite , anche caratteriale ed ho scoperto, guardandomi indietro la grande forza che ho avuto dentro di me.
Ho dato la priorità assoluta al bene dei bambini, ho pensato al loro sviluppo armonico, con la consapevolezza di essere la sola a poterlo fare.
Se avessi dato retta alla superficialità che c'era in casa, al loro non vedere, il bambino in seguito non avrebbe avuto la possibilità di esprimere tutte i propri potenziali.
Spero di essermi spiegata.
Gran buona giornata
sei sulla giusta strada, sii serena