by Gabry » Tue Apr 13, 2010 9:26 pm
Ciao, vi propongo un brano di lettura, diciamo così, un po' alternativo rispetto alla visione di morte, oscurità, distruzione, ecc. che il colore Nero spesso evoca come proiezione mentale a causa di una trasmissione culturale fuorviante. Qui si parla di Lilith, la luna Nera, dal punto di vista Sufi e che in astrologia come nella concezione tradizionale giudaico-cristiana viene spesso travisata se non etichettata in senso totalmente negativo. Buona lettura!
"Vivendo in questa civiltà moderna, noi assistiamo continuamente a notti illuminate elettricamente. Ma, ponetevi nel mezzo del deserto dell’Arabia di Layla. In una notte senza luna, c’è il NULLA. Nessuna duna, nessun cammello, niente. Ogni cosa viene assorbita nell’informe.
Ciò rappresenta il non-manifestato, l’aspetto di Allah che non entra nella creazione. Rispetto al mondo, l’attributo di Dio al-Khaliq, il Creatore, è maschile. Ma la realtà di Dio non si esaurisce con la creazione, e al di là della creazione c’è il non-manifestato. Si tratta del Divino Femminile a cui i poeti Sufi si rivolgono coi nomi di donna . . . tipo Layla.
La "parte oscura"? Nel Sufismo, ’"l’oscurità" di Layla non è considerata come qualcosa di nefasta o minacciosa. Al contrario, può essere luminosa – l’esperienza della "Luce Nera" (vedasi Henry Corbin, L’uomo di luce nel sufismo iraniano). O come lo "scialle nero" del Profeta . . .che talvolta i Sufi chiamano "kali kamaliya vala" (l’avvolto nel mantello nero) nei loro qawwali (assemblea dei sufi) . I Sufi sono anche collegati al kamal poşh. . . dei Sufi ancestrali (una fratellanza mistica che esistette fin dalla preistoria e nella quale operavano insegnanti e indovini). Il tappeto della preghiera del Profeta era anche nero, come lo fu la prima bandiera dell’Islam.
Layla, secondo l’interpretazione data dai Sufi, significa potere dell’amore. È l’oscurità femminile che ama in ugual misura, che ritorna amore, che ci trascina fuori da noi stessi e ci porta alla stazione estatica (hâl) dell’amore. Essa inebria, ci rende indifferenti al mondo, sorprendenti nei propositi, ci avvolge e trattiene ancora i suoi misteri, i suoi nascondigli… . . . le sue oscurità. La sola apparizione fugace della sua realtà inebria (come quando Majnun si innamorò profondamente alla sola vista delle sue dita del piede apparse sotto l’orlo del suo abito).
Dallo studio della storia delle religioni si evince che la nuova fede ha sempre etichettato le vecchie credenze demoniache. Per esempio, nello Wyoming c’è una conformazione rocciosa elevata ad incavi verticali che gli indiani americani considerano un luogo sacro; il nome nella lingua della tribù dei pellerossa Lakota è Mato Tipila (La Casa dell’Orso). Ma l’uomo bianco non potette trovare un nome migliore di "Torre dei Diavoli." Le divinità dei Veda (deva) sono i demoni dell’Avesta (div), mentre gli dei dell’Avesta (ahura) sono i demoni dei Veda (asura). Pan per focaccia!
Nella mia vita, ho avuto l’occasione di ascoltare l'opinione di certi musulmani indiani malinformati secondo cui Kali sarebbe il Diavolo in persona. (Non si preoccupavano mai di indagare seriamente e di scoprire il significato di Kali nelle fede Shakta e reagivano emotivamente alla sua nomina.) Allo stesso modo, abbiamo sentito che gli israeliti considerano Lilith un demone. Ma che cosa ci giunge esattamente della versione originale di Lilith antecedente alle Genti del Libro? Kâli significa in lingua Urdu nero. Forse un'analogia con Kali ci aiuterebbe meglio a integrare questo concetto. Se da un lato Uma/Parvati/Durga (è l’Energia Divina o Verbo nelle sue vari manifestazioni) rappresenta il lato amoroso del Femminile, Kali mostra il lato della fierezza. Gli Shakta vedono tutti questi aspetti integrati nell’intero concetto di Devi.
Nel Cristianesimo e nell’Islam qualcosa andò storto. Gesù e Muhammad furono molto indulgenti verso le donne tentando con tutti i loro mezzi di affrancarle dall’oppressione patriarcale. Ma i loro successori riabilitarono forzatamente la misoginia maschilista. Comunque, i mistici come me orientati verso i valori spirituali della femminilità, ritengono che sia ancora possibile recuperare le originali fonti della religione restituendole un posto di prima fila.
La novità più interessante è che il Sufismo ha recuperato e reintegrato il lato Oscuro della Donna nella persona di Layla, il cui nome proviene dalla stessa radice Semitica Lilith, cioè 'notte'. Il nome di Layla sta a Dio come la “Donna Amata” sta nella poesia Sufi, ed il Suo nome rappresenta l’abbraccio positivo della notte come Madre Oscura, l'amore che distrugge e guarisce dalla paura dell'oscurità. Kali significa 'nero' e Lilith/Layla si riferisce all’oscurità della notte, il potere del definitivo Divino Femminile che dissolve ogni forma".
Interessante prospettiva per vedere quest'unghia nera della Giustizia come un'attributo femminile per nulla pauroso, che rimanda a quell'ineffabilità dell'energia femminile divina che opera nell'iniziato e nella società (come giustizia terrena, di per sé imperfetta), portando alla sua radice un seme dell'Assoluto inqualificato.
Un saluto da Gabry
"Queste tre cose durano: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità".
S. Paolo (I Corinzi 13.13)